Introduzione (all'edizione italiana - di Giancarlo Susanna)

Quanti libri sono stati scritti sui Beatles e sulla loro storia? Quanti ne vengono pubblicati ogni anno? Chi ha avuto l'opportunità di incontrarlie  di poter raccontare le loro impressioni e i loro ricordi - primi fra tutti naturalmente i fotografi dei quotidiani, dei periodici e delle agenzie, che si sono ritrovati gli archivi pieni di scatti vendibili a caro prezzo - non si è potuto sottrarre alle offerte allettanti degli editori e dei grandi network televisivi. E ad aver il record delle biografie è senz'altro John Lennon, che con i mass media ha avuto un rapporto costante e a volte sofferto.

Lui era il "capo" dei Beatles. Lui era il loro portavoce. Soprattutto quando si trattava di questioni importanti. La sua famosa affermazione sulla popolarità dei Beatles maggiore di quella di Gesù Cristo - ed aveva perfettamente ragione, fra l'altro - gli causò alla fine tanta preoccupazione e tanto dolore da costringerlo a una spegazione ufficiale. D'altra parte fu sempre lui a costringere i giornali a scrivere di certi argomenti organizzando gli ancora oggi discussi "bed-ins" con Yoko Ono o fancendo affiggere in molte capitali del mondo dei manifesti con la scritta "La guerra è finita (se voi lo volete)".

Non è un caso che Paul, George e Ringo abbiano a un certo punto tentato di mettere un punto fermo nella vicenda dei Beatles – la loro versione dei fatti – organizzando e realizzando l’operazione “Anthology” (dischi, libri e DVD).

Come poi anche l’”Anthology” ha dimostrato, il nome dei Beatles (e di John Lennon) è più che mai sinonimo di denaro. Lo ammette in queste pagine, e con grande candore, anche Cynthia Lennon, la ragazza bionda dagli occhiali scuri che compare sullo sfondo di tante foto dei Fab Four. È lei stessa a dire di aver accettato spesso le offerte di chi le proponeva di parlarne in cambio di cifre più o meno cospicue. Cynthia non nasconde neppure di aver venduto delle lettere di John e paradossalmente è proprio questa onestà a colpire anche il lettore più disincantato.

Illuminante quando racconta di Liverpool e dei primi passi di John nel mondo della musica pop, questo libro è la testimonianza di una donna che è stata la compagna innamorata e fedele di Lennon fino all’entrata in scena di Yoko Ono e anche – fatto di certo non trascurabile – la madre del suo primo figlio, Julian.

Forse Cynthia non aveva gli strumenti per capire fino in fondo quello che le accadeva intorno, forse ne aveva una visione troppo limitata, ma quello che ci dice ha sempre il sapore inconfondibile della verità.

La sua scrittura piana e regolare ha un’impennata di orgoglio ferito quando riferisce della scoperta dell’adulterio di John con Yoko, e non riesce proprio a reprimere l’antipatia per alcune persone vicine a John, con Yoko Ono – guarda caso – sempre in prima fila.

Non si tratta comunque di superficiali pettegolezzi, si badi bene, e neppure di erudite analisi critiche sull’opera di Lennon, ma di un pezzo non trascurabile di quella che non esito a definire la più bella e affascinante fiaba dei nostri tempi.